Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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Corporate Social Responsibility: variabile culturale ed esperienze lontane. L'approccio olistico del Bhutan (di Federica Monti, Dottoressa di ricerca in Sistema giuridico romanistico e Unificazione del diritto presso l'Università di Roma Tor Vergata, Avvocato in Macerata)


Il contributo mira a far luce sulla rilevanza della variabile culturale nell'esperienza di alcuni Paesi asiatici, che hanno recepito in modo proprio il concetto di CSR. L'analisi si sofferma in particolare sul Regno del Bhutan e sulle possibili analogie fra l'indice Gross National Happiness, adottato dal Paese per uno sviluppo progressivo sostenibile ed il graduale aspetto, che la CSR sta assumendo in quel contesto. L'o­biettivo è quello di iniziare un dialogo su un possibile concetto universale di responsabilità sociale dell'impresa, riconsiderando la variabile culturale alla base della CSR.

Corporate Social Responsibility: cultural variable and distant experiences. The holistic approach of Bhutan

The paper aims to shed light on the relevance of the cultural variable in the experience of some Asian countries, which have implemented the concept of CSR in their own view. The analysis focuses, in particular, on the Kingdom of Bhutan and the possible similarities between the Gross National Happiness index, adopted by the country for progressive sustainable development, and the gradual appearance, which CSR is taking on in that context. The goal is to open a dialogue on a possible universal concept of corporate social responsibility, reconsidering the cultural variable underlying CSR.

Informed and intelligent evaluation of both the lives we are forced to lead and the lives we would be able to choose to lead through bringing about social changes is the first step in confronting the challenge. It is a task that we must face. Amartya Sen, Development as capability expansion When we accept that this is a world of people all alike, of families all alike, of communities all alike – of countries facing the same challenges – of human beings ultimately seeking the same thing – then we will truly be in a position to foster well-being, security and happiness. His Majesty Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, King of Bhutan Address at the Madhavrao Scindia Memorial Lecture titled Changing World and Timeless Values, India, 2009   1. Premessa La Corporate Social Responsibility (CSR) è un concetto che risuona oggi molto più forte che in passato. Evoca un corporate behavior certamente virtuoso, che – anche se più risalente nel tempo – fa eco alla meno datata era della sostenibilità e dell’inclusività [1], banalmente rischiando – insieme al resto – di cadere nel cliquet dell’ipocrisia dei mercati. Fa spesso binomio con lo sviluppo sostenibile [2], per il cui fine la CSR dovrebbe fungere da possibile strumento per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo globale [3], prevedendo una estensione dei doveri dell’impresa ben al di là della tradizionale funzione economica di massimizzazione dei propri profitti ed includendo valutazioni di indirizzo del governo aziendale (managers ed organo amministrativo) che riflettono giudizi di valore, per il benessere collettivo. La letteratura occidentale sulla CSR nonché i dibattiti attorno ad essa, si dispiegano in un’estesa serie di questioni, divise tra le due concezioni che emergono dalla contrapposizione della c.d. la teoria neoclassica di impresa di Adam Smith (1776) [4], più recentemente condivisa da Milton Friedman (1962) [5] e quella istituzionalista di Robert Edward Freeman (1984) [6] il quale, elevando l’impresa ad un’istituzione sociale, annovera nell’ambito delle sue preoccupazioni [7], anche quelle verso i possibili stakeholders [8] esterni. In sintesi, l’annoso confronto che mira a comprendere nell’interesse di chi, il management deve o dovrebbe operare, è riassunto nella storica comparazione tra la ‘shareholders theory’ e ‘stakeholders theory’ [9]. I primi riferimenti alla CSR si collocano fra gli anni Venti [10] e gli anni Cinquanta del XX secolo negli Stati Uniti, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, quando le questioni economiche e sociali del Paese erano diventate un punto focale. Ciò era dovuto, da un lato, al numero considerevole di grandi imprese, che non erano state colpite dalle conseguenze negative della [continua..]

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