Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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Gli obblighi di “attestazione” della rendicontazione di sostenibilità nella CSRD (di Francesco Salerno, Professore associato di Diritto commerciale presso l’Università di Foggia)


Perseguendo l’obiettivo dell’assimilazione delle informazioni riguardanti gli impatti socio-ambientali a quelle di natura finanziaria, la CSRD ha richiesto agli Stati membri di – tra l’altro – sottoporre le dichiarazioni di sostenibilità a controlli da parte di terzi indipendenti, analogamente a quanto previsto in tema di audit dei bilanci. Lo scritto indaga l’oggetto di questi controlli ed i rapporti con le attività di altri soggetti con responsabilità di verifica, segnalando, assieme alla condivisibilità dei propositi della direttiva, taluni limiti e i possibili rischi della disciplina.

The CSRD assurance requirements concerning sustainability reporting

With a view to putting information on the social and environmental impacts of companies’ activities on a par with information on their finances, the CSRD requires Member States to – inter alia – have sustainability reporting verified by independent third parties, in the same way that annual financial statements have to be audited. The paper explores the focus of these checks and how they interface with the activities of other parties responsible for checking. While agreeing with the aims of the directive, it highlights certain limitations and the possible risks posed by the rules.

1. Dall’informativa non finanziaria alla rendicontazione della sostenibilità Se nello svolgimento della loro attività le imprese debbano anche premurarsi di accrescere il benessere sociale è questione che, come noto, divide da tempo la dottrina. Alla teoria dello shareholder value [1], per i cui fautori gli amministratori delle società dovrebbero agire nell’esclusivo interesse degli azionisti, è stata infatti contrapposta la teoria della responsabilità sociale delle imprese, che, inizialmente sostenuta in una dimensione solo etica e volontaristica [2], è stata poi arricchita di contenuti giuridici soprattutto allorquando è emerso che il rispetto degli aspetti socio-ambientali sarebbe in grado di interferire sulla profittabilità dell’impresa [3]. Ad esplicitare il rilievo giuridico di questi temi è stata in particolar modo l’Unione europea, la cui produzione normativa ha dato rilievo alle questioni socio-ambientali, oltre che mediante il solito sistema dei vincoli e incentivi alle imprese, attraverso regole di trasparenza e di crescente accountability tese a evidenziare e rendere conoscibili gli impatti delle attività produttive. Importanti previsioni riguardanti questo aspetto [4] sono state introdotte, in particolare, dalla direttiva 2014/95/UE (Non Financial Reporting Directive, NFRD), che ha richiesto agli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni o a capo di gruppi di grandi dimensioni di fornire informazioni utili a chiarire in che modo le questioni di sostenibilità sarebbero state in grado di impattare, da un lato, sull’andamento ed i risultati di gestione, dall’altro, sulle persone e sull’am­biente relativo alle loro attività [5]. A questa direttiva sono poi seguite indicazioni, orientamenti non vincolanti [6] e ulteriori iniziative di varia finalità e portata, talvolta rivolte a specifici settori produttivi, come nel caso del regolamento (UE) 2019/2088 relativo al settore dei servizi finanziari, in altri casi, al di là del formale ambito di applicazione, di portata pratica più generalizzata, come nell’ipotesi del regolamento UE 2020/852 (c.d. Regolamento Tassonomia) che ha stabilito criteri e condizioni sulla base dei quali poter ritenere ecosostenibile un’attività economica [7]. Nel frattempo, con l’obiettivo di rendere l’informativa sulla sostenibilità quanto più possibile misurabile, comparabile e verificabile, la Unione europea ha intrapreso nuove iniziative che, nell’ambito di un quadro ancora in evoluzione [8], hanno condotto alla approvazione della direttiva (UE) 2022/2464 (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD), la cui attuazione da parte degli Stati membri dovrebbe comportare, tra l’altro [9], [continua..]

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