Il contributo delinea il complesso rapporto che si instaura tra i diversi organi ed esponenti della procedura ed individua le peculiari modalità di collaborazione che devono contraddistinguere la gestione dei beni sequestrati, al fine di perseguire finalità ampie ed articolate.
1. Premessa
È ormai un dato assodato che l’aggressione ai patrimoni illeciti – tramite i fondamentali strumenti delle cosiddette “misure ablative” (sequestro e confisca) e delle misure non ablative (amministrazione giudiziaria e controllo giudiziario) – costituisca oggi un indispensabile mezzo di contrasto alla criminalità organizzata: la grande efficacia di tali strumenti ha reso evidente come essi siano ormai assai più incisivi – nel reprimere e prevenire i fenomeni criminali esistenti – rispetto alle pene detentive inflitte con le sentenze di condanna e la consapevolezza di tale efficacia ne ha determinato una applicazione sempre più diffusa che registra una crescita esponenziale, non solo nei territori dell’Italia del sud, noti per la storica infiltrazione criminale nel tessuto sociale: basti pensare ai sequestri di prevenzione disposti dal Tribunale di Roma a seguito della nota inchiesta “mondo di mezzo” oppure alla amministrazione giudiziaria disposta dal Tribunale di Milano per la Fiera o nel caso Lidl Italia.
Attualmente tanto gli operatori, quanto la società civile, stanno mutando il modo di concepire questi fondamentali strumenti di contrasto alle mafie, giustamente attribuendo loro sempre maggiore importanza, anche mediatica.
Emblematico, al riguardo, è il significativo incremento del numero delle procedure relative alle misure di prevenzione patrimoniali di cui al d.lgs. n. 159/2011 (di seguito per brevità CAM) e il crescente ammontare del valore dei sequestri e delle confische applicato nei confronti di soggetti socialmente pericolosi, tra cui anche “l’evasore fiscale socialmente pericoloso”, attraverso l’estensione del sequestro e della confisca anche nei confronti di coloro che, per la condotta e il tenore di vita debba ritenersi, vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose.
Si riportano in proposito i dati ufficiali della relazione sulla consistenza, destinazione e utilizzo dei beni sequestrati o confiscati e sullo stato dei procedimenti di sequestro o confisca elaborata dal Ministero della Giustizia e contenente i dati da ultimo disponibili (aggiornati al 2020).
Se si pone l’accento sull’ultimo quinquennio, emerge chiaramente la crescita delle misure di prevenzione adottate dall’Autorità Giudiziaria.
Sono 9.813 i procedimenti, relativi alle misure di prevenzione patrimoniali, presenti in Banca dati centrale del Ministero della Giustizia al 31 dicembre 2019. In particolare l’ultimo anno completo al quale è riferita la rilevazione, il 2019, registra 514 procedimenti sopravvenuti e nel primo semestre del 2020 sono stati registrati 185 nuovi procedimenti con tutti i distretti attivi (slavo Campobasso e Sassari).
Le regioni meridionali continuano ad essere quelle con maggiori iscrizioni: in Sicilia nel quinquennio [continua..]