Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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Il rafforzamento patrimoniale delle imprese come strumento per combattere la crisi (di Giuseppe Antonio Policaro, Ricercatore di Diritto commerciale presso l’Università degli Studi di Torino)


Il presente contributo analizza la difficile situazione finanziaria e patrimoniale delle imprese italiane, proponendo talune riflessioni con l’obiettivo di utilizzare al meglio le enormi risorse oggi presenti nel sistema finanziario.

 

Strengthening the capital of companies as a tool to counteract the crisis

This paper analyses the difficult financial situation of Italian companies, proposing certain reflections with the aim of making the best use of the enormous resources currently present in the financial system.

Keywords: undercapitalization – crisis – liquidity support – financial intermediaries.

1. Introduzione La crisi finanziaria derivante dalla pandemia e dalla recente guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina rischia di essere senza precedenti [1], nonostante le misure prese dai Governi e dalla BCE per sostenere l’economia reale [2]. Desta peraltro preoccupazione la gestione (e la sospensione) di dette misure di sostegno e, in particolare, la circostanza che le imprese italiane possano indebitarsi eccessivamente [3]. Almeno tre possono essere gli elementi problematici: in primo luogo, la correlazione fra la minore solidità finanziaria delle banche ed il crescente numero di imprese potenzialmente insolventi; secondariamente, il rischio che l’eccessivo numero di imprese “non sane” (magari sorrette proprio da misure governative) vada a detrimento della crescita della produttività e, più in generale, della ripresa economica [4]; in ultimo, le banche sono comunque chiamate a valutare il merito creditizio prospettico delle imprese, sebbene detta attività risulti oggi “influenzata” dalle continue moratorie, nonché dalle garanzie pubbliche con­cesse, per le quali è richiesto di effettuare solamente la c.d. “analisi andamentale” dei prenditori [5]. In tale prospettiva, deve in ogni caso sottolinearsi come le banche debbano operare nel rispetto di forse eccessivi vincoli proposti dall’Autorità di vigilanza rispetto all’utilizzo dei loro cuscinetti di capitale [6]. Al riguardo, le difficoltà per gli intermediari bancari appaiono evidenti e le conseguenze di errori valutativi nella concessione del credito rappresentano una minaccia per la tenuta nel lungo periodo dell’equilibrio finanziario. È comunque verosimile che i tassi di default possano nel futuro aumentare o, quantomeno, che le tensioni finanziarie possano portare ad un incremento ingiustificato della ricerca di obiettivi di riequilibrio non perseguibili [7]; in argomento, meritano richiamarsi le parole di Andrea Enria, presidente del consiglio di sorveglianza della BCE e già presidente dell’EBA, che recentemente ha specificato come sia da attendersi un forte aumento degli NPL degli intermediari creditizi in Europa e, ovviamente, anche nel nostro Paese [8]. Se quindi è vero che le misure di sostegno alle imprese sono state di fondamentale ausilio affinché la crisi pandemica potesse essere “limitata” (consentendo alle banche di fornire adeguato supporto creditizio alle imprese), oggi il rischio che possano contrarsi le condizioni con cui il credito è concesso appare elevato. In Italia le imprese necessitano pertanto non solo di continui flussi di finanziamento ma, soprattutto, di una adeguata capitalizzazione (o comunque patrimonializzazione) che possa consentire loro di meglio fronteggiare gli aspetti problematici accennati. Le stesse imprese sono chiamate [continua..]

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