L’articolo descrive la traiettoria e l’evoluzione di alcuni fra i principali temi e istituti del diritto commerciale, paragonandoli a corpi celesti. Si passa così dall’esame della nozione di commercio e delle fonti del diritto commerciale nel tempo, per poi passare a verificare le variazioni di luminosità di alcuni principi generali, come lo scopo di lucro, la responsabilità limitata, le funzioni del capitale, la (non più necessaria) pluralità dei soci nella costituzione di società e la proporzionalità fra diritti sociali e quota di capitale sottoscritta. Vengono inoltre tratteggiate le tradizionali linee di tendenza del diritto societario, fra contrattualismo ed istituzionalismo – anche alla luce dell’impatto dei fattori ESG – fra assemblea e organo di gestione, nonché fra public company e società a base azionaria ristretta, mentre alcune riflessioni conclusive sono dedicate ai rapporti fra il diritto commerciale e le altre discipline, fra cui in particolare le scienze economico-aziendalistiche.
Heavenly objects and light trails in the business law firmament The article describes the path and the evolution of some of business law main themes and institutions, which are compared to heavenly objects. The text moves on from examining the notion of “commerce” and of the sources of business law over time; then it examines the changes in the brightness of some general principles, such as profit, limited liability, share capital roles, the (no longer necessary) shareholder plurality to incorporate a company and the proportionality between company rights and the quota of subscribed capital. It also outlines the main trends in corporate law, between shareholderism and stakeholderism – also in the light of ESG factors impact – as well as between shareholders’ meeting and management, or between public companies and close companies. Some final remarks concern the relationships that business law has with other disciplines, including particularly Economic and Business management studies.
1. Premessa
Con una buona dote di fantasia, possiamo immaginare il diritto commerciale come una sfera celeste costantemente solcata da corpi luminosi, che seguono traiettorie talvolta non regolari e lasciano scie di intensità variabile, a seconda del tempo e del punto di osservazione; talora la loro luce si affievolisce sino quasi a scomparire, per poi tornare a brillare d’improvviso. Ed all’osservatore non resta che provare a comprendere le evoluzioni di tali astri, sia per delineare uno sguardo d’insieme del panorama odierno, sia per tentare di decodificare e anticipare i futuri mutamenti.
2. La traiettoria dell’attività di intermediazione nello scambio di beni e servizi, dalla genesi del diritto commerciale ai giorni nostri
Il primo corpo luminoso ad attraversare la nostra immaginaria volta celeste è proprio quello che dà il nome alla nostra branca di studi, ossia il commercio, inteso come attività di intermediazione nello scambio di prodotti.
Come noto, tradizionalmente le origini del diritto commerciale si fanno risalire all’epoca dei Comuni, in parallelo con l’affermarsi del ceto mercantile quale classe egemone della vita sociale e politica del tempo. Sino ad allora, infatti, il mercante era colui che si spostava di luogo in luogo per vendere i beni; con lo sviluppo dei Comuni – e, anzi, quale forza propulsiva di tale sviluppo – il mercante tende a divenire, per così dire, “stanziale”, collocando la propria attività all’interno di talune realtà comunali, ed in particolare di quelle ubicate in prossimità di luoghi strategici per gli scambi commerciali. Insieme alla stabilizzazione, vanno sostanzialmente di pari passo la costituzione di corporazioni che, nel tempo, assurgono a ruoli sempre più importanti nella guida politica dei singoli Comuni (l’esempio di Venezia, in questo senso, è eclatante). Al contempo, il panorama giuridico in cui si trovavano ad operare i mercanti era estremamente frammentario, essendo costituito, per un verso, da una molteplicità di soggetti muniti di giurisdizione e, per altro verso, da un nucleo di principi che affondavano le proprie radici nello ius commune – di matrice romanistica – e nello ius canonicum – dettato dalla Chiesa cattolica – su cui peraltro si innestavano usi, consuetudini e norme locali, fra loro differenti. Evidentemente, le ragioni di certezza e speditezza degli scambi commerciali mal sopportavano un sistema normativo tanto complicato. Si impose, quindi, una forma di diritto propria del ceto mercantile, la lex mercatoria, le cui caratteristiche salienti erano l’autonomia e l’universalità: essa, infatti, si applicava a tutti i rapporti, anche transnazionali, di cui fosse parte un componente del ceto mercantile, il quale era altresì munito di propria ed autonoma giurisdizione.
È [continua..]