Il contributo esamina la recente Corporate Sustainability Reporting Directive e la complementare proposta di direttiva sulla Corporate Responsibility Due Diligence, per poi inquadrare i rischi di Greenwashing e l’impegno delle imprese sul piano del contenimento degli impatti ambientali.
From Corporate sustainability reporting directive to Corporate Responsibility Due Diligence The contribution examines the recent Corporate Sustainability Reporting Directive and the complementary proposal for a directive on Corporate Responsibility Due Diligence and, then, frames the risks of Greenwashing and the commitment of companies in terms of containing environmental impacts.
1. I fattori ESG e la recente approvazione della direttiva CSRD
In un mercato sempre più globalizzato e concorrenziale, gli impatti ambientali e sociali dell’attività d’impresa sono diventati fattori chiave di competitività. Si assiste ad una decisa presa di coscienza da parte dei regolatori nazionali e sovranazionali, delle imprese, degli investitori, dei consumatori e, più in generale, della società nel suo complesso in merito ai delicati profili riguardanti la sostenibilità [1] delle attività umane e il contenimento della loro «impronta ambientale» (environmental footprint). Non meraviglia pertanto che i principi di trasparenza e correttezza informativa circa il rispetto dei c.d. fattori ESG (Environmental, Social and Governance) stiano assumendo rilevanza crescente, specie con riferimento alla componente ambientale [2]. Tale affermazione non concerne unicamente le corporations, ma influenza sempre più anche l’attività delle PMI che nelle filiere delle multinazionali e delle grandi imprese sono tenute a dimostrare il rispetto di determinati standard, sia in tema di sicurezza sul lavoro e di certificazioni ambientali, sia di formazione del personale e rispetto dei diritti umani [3].
Il concetto di trasparenza su questioni ambientali, sociali e di governance (ovvero i richiamati ESG [4]) acquista sempre più rilevanza grazie alla recente approvazione della direttiva UE 2022/2464 (la c.d. Direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) [5]. Approvato a fine novembre dello scorso 2022, l’atto in oggetto è entrato in vigore a gennaio 2023 e gli Stati membri avranno diciotto mesi di tempo per recepire la normativa in parola (entro, dunque, il 6 luglio 2024) [6].
Prima di esaminare il provvedimento europeo e valutare quali potranno essere i suoi impatti, è bene fare un breve excursus storico per comprendere quale sia stata l’evoluzione percorsa da tale iniziativa e comprenderne meglio l’evoluzione che l’ha caratterizzata. La direttiva CSRD, infatti, va inserita in un contesto ed in una strategia europea più ampia [7]. Essa, infatti, costituisce una delle pietre miliari del Green Deal europeo [8] e dell’Agenda per la finanza sostenibile [9] e fa parte di una più ampia politica dell’UE volta a far sì che le imprese rispettino i diritti umani e riducano il loro impatto sul pianeta [10]. Tale nuovo intervento normativo è stato reso necessario dal fatto che la Direttiva NFRD (Non-Financial Reporting Directive) [11] fosse ritenuta insufficiente, in quanto lacunosa in alcune parti [12], [13]. Ecco dunque che la CSRD introduce obblighi di trasparenza più dettagliati sull’impatto delle imprese sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali, sulla base di criteri [continua..]