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Il valore della gender diversity nella composizione degli organi di amministrazione e controllo delle società
Toti S. Musumeci
A fronte del sempre crescente interesse rivolto nell’ultimo decennio al tema della parità di genere all’interno degli organi gestori delle società, l’articolo pone l’accento sull’importanza che una composizione diversificata dei consigli di amministrazione e degli organi di controllo delle imprese riveste non più solo in termini di rispetto dei principi di equilibrio di genere e di pari opportunità, ma in termini di migliore funzionamento degli organi collegiali e, in ultima analisi, di migliore performance di impresa. Evidenze empiriche hanno infatti dimostrato come la presenza di donne negli organi gestori delle imprese si traduca spesso in una migliore efficienza degli stessi.
Over the last decade, gender quotas have been introduced in many European countries as a positive measurement instrument aimed at accelerating the achievement of gender balance. The paper however emphasizes that the presence of women in corporate boards is no longer just a matter of gender equality or equal opportunities: studies have shown that business teams with a diversified composition perform significantly better than male-dominated teams when it comes to both sales and profits. Indeed, empirical evidences have demonstrated that the presence of women in corporate boards often translates into its better efficiency, in terms of board inputs and firm outcomes.
KEYWORDS: gender diversity – gender balance – gender equity – corporate boards – board composition – law n. 120/2012 – legislative decree n. 175/2016.
Articoli Correlati: diversità di genere - equilibrio di genere - principio di uguaglianza - consiglio di amministrazione - legge n. 120/2012 - d.lgs. n. 175/2016
1. Introduzione
L’uguaglianza professionale tra i generi è oggi un tema sempre più rilevante per le imprese.
La diversità di genere in ambito societario è, da ormai più di un decennio, oggetto di attenzione da parte delle istituzioni comunitarie che, attraverso ripetuti appelli, hanno invitato i governi nazionali ad adottare misure specifiche, atte a garantire la gender equality ai vertici delle imprese.
Il tema è, d’altronde, al centro della c.d. strategia “Europa 2020” [1], il cui orientamento è teso, tra l’altro, a far sì che gli Stati membri si impegnino ad incrementare i livelli occupazionali, adottando misure che garantiscano altresì una maggiore partecipazione da parte del genere femminile, riducendo conseguentemente la segmentazione del mercato del lavoro.
Già a partire dai primi anni duemila la questione è stata oggetto di numerosi studi e riflessioni volti all’individuazione degli strumenti più efficaci a garantire un soddisfacente equilibrio tra i generi nei boards delle imprese.
Nel panorama europeo, le misure adottate dagli Stati in prospettiva di una maggiore inclusione femminile si possono ricondurre a due modelli.
Il primo modello, di soft law, consiste in [continua..]