argomento: Giurisprudenza - DIRITTO COMMERCIALE
La Suprema Corte ha affermato che la clausola simul stabunt simul cadent ha «l’effetto di caratterizzare intrinsecamente il rapporto tra il componente l’organo collegiale e l’ente collettivo, funzionando da stimolo alla coesione dell’organo medesimo». Ciascun componente è, infatti, consapevole che le dimissioni di uno o alcuni degli altri comportano la decadenza dell’intero organo e, «nel contempo, può contribuire a quella decadenza, quando in disaccordo con gli altri».
La clausola è, dunque, «funzionale a garantire che una determinata composizione di un organo collegiale […] venga mantenuta inalterata per tutto l’arco del mandato nel caso del venir meno di alcuni dei suoi componenti».
La sua adozione – «essendo coerente con la filosofia generale di tale modello organizzativo e non ponendosi in contrasto con alcuna disposizione imperativa» – va, pertanto, ritenuta legittima anche nelle società per azioni che adottano il sistema dualistico.
L’ordinanza della Corte di Cassazione del 28 maggio 2025, n. 14268, è reperibile sul sito www.ilcaso.it al seguente link: