Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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L´attività di monitoraggio dei piani di risanamento (di Luciano Matteo Quattrocchio e Valentina Bellando)


La relazione esamina il profilo della tassonomia dei controlli, soffermandosi in particolare sul contenuto dei documenti di best practice e sul Protocollo dei Controlli Periodici.

  1. Premessa. La tassonomia dei controlli. La tassonomia (dal greco taxis, “ordinamento”, e nomos, “norma” o “regola”) è, nel suo significato più generale, la disciplina della classificazione. In ambito matematico l’espressione “tassonomia” indica una struttura ad albero di categorie appartenenti a un dato gruppo di concetti. A capo della struttura c’è una categoria singola, il “nodo-radice”, le cui proprietà si applicano a tutte le altre categorie della gerarchia (sotto-categorie). I nodi sottostanti a tale radice costituiscono categorie più specifiche, le cui proprietà caratterizzano il relativo sottogruppo. Come si avrà modo di constatare più avanti, esiste un ordine gerarchico – una tassonomia – dei controlli sull’esecuzione del piano, che procede dal generale al particolare, muovendo da tre principali “nodi-radice”: il primo giuridico, il secondo tecnico e il terzo economico. La legge fallimentare riformata pone grande attenzione al tema del concreto e duraturo recupero, da parte dell’impresa in stato di crisi, di condizioni di stabile equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. Trattasi di un equilibrio prospetticamente inteso che richiede notevole esperienza e robuste competenze in merito ai “nodi-radice” menzionati e di seguito inquadrati per sommi capi [1].   2. La tassonomia dei controlli. I nodi-radice e le loro declinazioni. 2.1. Il nodo-radice giuridico e le sue declinazioni. 2.1.1. La disciplina concorsuale di riferimento. Il nodo-radice giuridico è costituito dalla disciplina. Le principali norme di riferimento sono di seguito richiamate: · l’art. 67, comma 3, lett. d), l.f., il quale disciplina i cd. “Piani attestati”; ·  l’art. 182-bis l.f., in tema di “Accordi di ristrutturazione dei debiti” · gli artt. 160 ss. l.f., i quali contengono la disciplina del “Concordato preventivo”; · l’art. 186-bis l.f., che regolamenta il cd. “Concordato preventivo con continuità aziendale”; · l’art. 185 l.f., il quale contiene la disciplina dell’attività di monitoraggio del concordato preventivo; · l’art. 186 l.f., che prevede le ipotesi di risoluzione del concordato preventivo. La disposizione da ultimo citata, nel disciplinare l’ipotesi della risoluzione per inadempimento, richiama all’attenzione la circostanza che il piano posto alla base dei tre strumenti di soluzione negoziale della crisi d’impresa poggia su una valutazione prognostica, che può essere sconfessata dalla dinamica reale dell’attività aziendale. Infatti, come è stato osservato: · «… il piano deve apparire idoneo nel [continua..]

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